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Kawasaki J300 2014: TEST

Il primo scooter della casa di Akashi centra subito l’obiettivo. Stabile e potente il J300 ha prezzi a partire da 4.730 euro

Moto - Test: Kawasaki J300 2014: TEST

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Quando hai una reputazione da mantenere non è facile allargare i propri orizzonti senza incappare in critiche dall’esterno. Se sei una casa motociclistica come la Kawasaki che ha sempre creduto nel prodotto moto senza mai guardare gli scooter, e decidi di entrare in quel settore, sai già che dovrai fare i conti con chi storcerà il naso di fronte all’operazione. A volte, però, non è solo il mercato a richiedere certi prodotti, ma è anche il benessere del proprio business che impone certe scelte, e quindi in quest’ottica quella di Kawasaki appare come una decisione intelligente. Vediamo perché.

Innanzitutto bisogna fare una considerazione in termini di opportunità di vendita: il mercato europeo dello scooter vale circa il 50% dell’immatricolato e all’interno del settore scooter c’è una fetta molto importante che vale il 32% del totale che è appannaggio di piccoli costruttori che raggiungono quote di mercato bassissime ma che messi insieme cubano un volume di veicoli notevole. Questo dato fa pensare che nel mercato ci sia spazio per un costruttore affermato che ha già in piedi tutta la rete vendita, per entrare nel mondo scooter. C’è un secondo punto di vista dato dall’ormai onnipresente parola "crisi", che comporta che tantissimi concessionari siano in sofferenza in questi anni di vacche magre, e in particolare la Kawasaki, entrando nel settore scooter, ha pensato di offrire ai propri concessionari una opportunità di vendita in più.

J300: LA SFIDA DEL LOOK&FEEL
Ed eccolo qui, si chiama Kawasaki J300 ed è il primo scooter della storia del marchio di Akashi. Già disponibile nelle concessionarie italiane in tre colorazioni: monocolore Silver o Black al prezzo di 4.730 euro o Special Edition nei classici colori verde, nero, silver a 4.880 euro. Per tutte è disponibile l’ABS con un sovraprezzo di 400 euro ed è in vigore un’offerta lancio che ai prezzi citati propone il J300 comprensivo di baule posteriore in tinta e garanzia estesa a quattro anni a chilometraggio illimitato.

Come noto, la Kawasaki non ha fatto mistero della collaborazione in essere con la taiwanese Kymco, alla quale è stato affidata la costruzione del J300 e che ha fornito la piattaforma di base. Telaio e motore, infatti, sono quelli del Downtown 300, lo scooter che ha sdoganato la Kymco nel settore dei produttori di scooter di qualità. Su questa base tecnica è partita la sfida degli ingegneri Kawasaki di dare al J300 un look tipicamente Kawa e una qualità tattile e visiva percepita da prodotto di fascia alta. Di conseguenza è stata completamente rivista l’estetica, inserendo tutti quegli stilemi caratteristici del mondo "Ninja", con linee appuntite e spigoli a profusione, e si è lavorato sulla qualità di plastiche e verniciature per diversificarsi dal prodotto originario.
Kawasaki, poi, ha cercato di dare al J300 caratteristiche motociclistiche, come le pedane pieghevoli per il passeggero o la copertura del manubrio che mima una piastra in alluminio.

TECNICA AFFINATA

Come detto, telaio e motore arrivano dal Downtown 300, ma tutto ciò che ruota attorno a loro è stato rivisto su specifiche della Kawasaki. Le sospensioni prevedono una forcella a steli tradizionali da 37 mm all’anteriore che è stata ritarata e una coppia di ammortizzatori posteriori regolabili nel precarico anch’essi modificati sulle richieste in arrivo dagli ingegneri giapponesi.
Il motore è un monocilindrico da 299 cc raffreddato a liquido con distribuzione monoalbero in testa quattro valvole della famiglia G5. Si tratta di un propulsore molto sofisticato, progettato per ottenere consumi molto contenuti ma allo stesso tempo essere al vertice nei valori di potenza pura: il J300, infatti, eroga 28 cavalli a 7.750 giri/min e 28,7 Nm di coppia a 6.250 giri/min.

L’impianto frenante è stato rivisto e prevede un disco semiflottante da 260 mm all’anteriore con pinza a due pistoni e uno da 240 mm al posteriore, sempre azionato da una pinza flottante marchiata Kawasaki. Il circuito è indipendente sui due assi e l’azionamento è tramite tubazioni in treccia metallica e pompe al manubrio con leve regolabili nella distanza. L’ABS a due canali è optional ed è fornito dalla Bosch. Le gomme installate sono da 120/80-14 all’anteriore e 150/70-13 al posteriore.
L’equipaggiamento di serie è molto completo, e prevede luci di posizione e fanale posteriore a led, strumentazione completa con due quadranti analogici per contagiri e tachimetro più un display lcd centrale, parabrezza fumè, doppio cavalletto etc. Il vano sottosella si apre dal blocchetto di avviamento ed è illuminato; la sua capacità è tale da poter contenere un casco integrale e altri oggetti voluminosi grazie alla forma regolare. In aggiunta è previsto un piccolo vano nel retroscudo dove stivare un telefonino, dotato di presa di corrente per la ricarica o per alimentare il navigatore satellitare optional.

IL TEST

Saliamo in sella al Kawasaki J300 e subito proviamo una piacevole sensazione di confortevolezza. La sella è ampia e ben imbottita sia per il pilota che per il passeggero e chi siede davanti ha anche un buon sostegno per le cosce per distribuire bene il peso in curva. Lo spazio per i piedi è sufficiente ma la pedana non si estende in lunghezza; in Kawasaki sostengono che questa sia una scelta fatta perché hanno cercato una postura di guida attiva e non rilassata. Ben studiato il disegno della pedana che ha due svasature sui fianchi per permettere di toccare terra facilmente anche a chi è più basso o alle ragazze che sceglieranno il J300 (la sella è a 775 mm). La protezione offerta dal cupolino è sufficiente per viaggiare anche a velocità autostradali, quindi a nostro avviso la scelta di un parabrezza in optional può derivare solo da esigenze di freddo o pioggia.

In città il J300 si destreggia bene: la stabilità alle basse velocità è ottima e la maneggevolezza nel traffico è adeguata alle dimensioni del mezzo che tutto sommato è abbastanza compatto. Le sospensioni incassano molto bene buche e lastricati e in questo bisogna dire che i tecnici Kawasaki hanno saputo azzeccarne la taratura raggiungendo un bel compromesso tra comfort e prestazioni. La frenata in città è sempre pronta e ha il suo punto di forza nella modulabilità praticamente perfetta. In città il motore mostra subito delle ottime capacità in accelerazione che gli permettono scatti da fermo notevoli. Il funzionamento del gruppo frizione/variatore è buono, ma afflitto da qualche vibrazione di troppo che altri avversari sono riusciti a eliminare.

Lasciata la città abbiamo avuto la possibilità di testare a fondo il J300 anche su strade statali e in autostrada. A velocità più elevate l’erogazione del motore G5 mostra un altro pregio, visto che dagli 80 km/h in poi ha una riserva di potenza notevole che gli permette di affrontare sorpassi senza problemi e di raggiungere i 130 km/h autostradali in poco spazio. Il motore, poi, permette di spingersi anche oltre, ma quando si raggiungono velocità più alte non tutti gli utenti sono pronti ad affrontare un curvone con uno scooter e far fronte agli innocui ma inevitabili ondeggiamenti della ciclistica.
Sulle strade di montagna, inoltre, il J300 ha svelato un’anima stradale inaspettata con una stabilità che resta irreprensibile anche a velocità elevate e con una sincerità nello scendere in piega e un’agilità che difficilmente si riscontrano in uno scooter. Ottima anche in questi casi la frenata, che vede abbinarsi alla citata modulabilità anche una potenza sufficiente ad arrestare i 191 kg del veicolo. Corretta la taratura dell’Abs, mentre sulla versione che ne è priva abbiamo riscontrato una certa tendenza al bloccaggio del freno posteriore.

IN THE END

Tirando le somme sul nuovo Kawasaki J300 possiamo dire che la casa di Akashi ha subito inquadrato il problema scooter con un approccio azzeccato, sfruttando una base tecnica già valida, arricchendola del proprio know-how motociclistico. Il risultato è apprezzabile sotto molti fronti: prestazioni, comfort e praticità in primis, con qualche piccolo dettaglio da affinare, ma in generale ci troviamo davanti a un prodotto ben progettato che sicuramente aprirà la strada ad una famiglia di veicoli urbani Kawasaki che vedremo nel prossimo futuro.

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