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Yamaha MT-09 TEST

Ciclistica ok, motore di carattere e un prezzo d’attacco per la Yamaha del nuovo corso. Prezzi a partire da 7.890 euro

Moto - Test: Yamaha MT-09 TEST

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­La Yamaha riparte da tre e lo fa con un prodotto del tutto nuovo che rompe gli schemi ai quali la casa giapponese ha abituato il mercato negli ultimi trent’anni. Sì, perché bisogna ritornare indietro fino al 1980 per trovare una moto di Iwata spinta da un tre cilindri in linea, la XS850. Annunciata a giugno, la nuova MT-09 è la prima nata di una nuova generazione di Yamaha progettate attorno alla piattaforma costituita dal nuovo motore tre cilindri in linea da 847 cc di cui molto presto dovremo vedere altri esempi. La scelta della casa giapponese è, a ben vedere, molto oculata, perché in tempi complicati come quelli odierni, bisogna concentrare gli investimenti sui nuovi prodotti in modo oculato. E considerato che nel progetto ex novo di una motocicletta, il motore assorbe circa il 75% degli investimenti, va da sé che è doppiamente importante scegliere bene le nuove architetture motoristiche in modo da soddisfare quante più esigenze possibile. A Iwata, probabilmente, quando hanno deciso di progettare un motore nuovo da utilizzare su veicoli di estrazione diversa, dalla naked alla travel enduro ma magari anche per una sportiva da middle class, hanno optato per un tre cilindri come miglior compromesso tra peso, potenza, ingombri e, non ultimi, i costi.

MT-09: THE DARK SIDE OF JAPAN
La MT-09 porta con sé delle novità non solo a livello tecnico, ma anche nella comunicazione che la casa giapponese sta dedicando al modello. Per la prima volta, infatti, un costruttore del sol levante spinge forte nel ribadire che questa è una moto giapponese, pensata sì con i consueti canoni di perfezione ingegneristica tipici dei prodotti orientali, ma anche con l’estro, la fantasia, l’istinto e la creatività del popolo giapponese, qualità che normalmente non sono quelle cardine di una moto con gli occhi a mandorla. E quindi eccola qui, la MT-09, così anticonformista nell’estetica che rischia di non piacere, ma anche innovativa nella collocazione che cerca sul mercato. Una naked di cilindrata medio/alta che però strizza l’occhio alle motard grazie a sospensioni a escursione maggiorata e alla posizione di guida rialzata. La moto sta già arrivando nelle concessionarie Yamaha, dove gli appassionati potranno provarla a partire dal 4 ottobre in due allestimenti: le colorazioni Matt Grey e Race Blu che vengono offerte a 7.890 euro e le Deep Armor (un profondo nero/violaceo cangiante) e Blazing Orange che costano 100 euro in più perché hanno anche la fascia longitudinale sul serbatoio, le scritte Yamaha in rilievo, la forcella anodizzata oro e le filettature sui cerchioni. Per tutte bisogna aggiungere 500 euro se volete l’ABS (sempre consigliato), ed è disponibile fin da subito una ricchissima gamma di accessori e abbigliamento dedicati.

TECNICA: TRE CILINDRI PER CONVINCERE
Abbiamo già anticipato le caratteristiche tecniche della MT-09 nei mesi scorsi, quindi in questa sede cercheremo di riassumerne i punti chiave. In primis va citato il motore, un tre cilindri in linea molto compatto in cui Yamaha ha riversato tutta l’esperienza accumulata con i quattro in linea, dai quali riprende la maggior parte dell’architettura. Il basamento si apre lungo un piano orizzontale e ha il cambio con alberi sovrapposti molto vicini all’albero motore. La fasatura è ovviamente a 120° (del resto sarebbe impensabile immaginare un tre in linea con fasatura diversa) e la distribuzione è bialbero in testa con punterie a bicchiere. Il blocco cilindri è inclinato in avanti di 42,5° ed è montato disassato di 5 mm rispetto all’albero motore, soluzione scelta per ridurre le spinte laterali sui cilindri e quindi diminuire gli attriti interni. Alesaggio e corsa sono quelli di un motore prodigo di coppia, quindi 78,0 x 59,1 mm che portano la cilindrata a 847 cc. La lubrificazione è a carter umido e la coppa dell’olio è stata disegnata per ridurre la quantità di lubrificante nel circuito e per offrire elevati angoli di piega. L’alimentazione è ad iniezione elettronica multimappa ma non è previsto il controllo della trazione. Tre le possibilità di scelta: mappa Standard con erogazione di compromesso tra sportività e comfort, mappa A, più vivace all’apertura del gas e mappa B, più dolce e con più ritardo nell’apertura delle farfalle motorizzate.

La ciclistica è costruita attorno a un nuovo telaio perimetrale in lega leggera ottenuto per pressofusione in due metà, poi unite tramite viti. Il suo disegno corre molto vicino al motore con forme che fanno pensare che anch’esso sia destinato ad equipaggiare moto di diversa estrazione che, probabilmente, vedremo già ad Eicma. Le sospensioni sono tradizionali ma hanno escursione leggermente superiore rispetto a una nuda, la forcella ha steli rovesciati da 41 mm con regolazione del precarico e dell’estensione (sita nello stelo destro) ed escursione di 137 mm. Il forcellone asimmetrico in lega leggera ha ammortizzatore posto orizzontalmente e azionato attraverso leveraggi progressivi; anche in questo caso sono presenti le regolazioni del precarico e del freno in estensione. I freni sono tipicamente sportivi, con dischi semiflottanti da 298 mm e pinze monoblocco a quattro pistoni e molto belli i cerchi ruota a cinque razze sdoppiate con gommatura standard: 120/70 e 180/55 mm. Tutto il lavoro fatto dagli ingegneri giapponesi si traduce in un peso a secco di soli 171 kg, che diventano 188 in ordine di marcia (o 191 in caso sia presente l’ABS).

TEST: WASABI TRIPLE
Saltiamo in sella alla MT-09 pieni di curiosità verso questa nuova creatura giapponese. La prima sensazione di contatto con la moto è positiva: la sella è abbastanza bassa, a 815 mm dal suolo ed è molto snella tra le gambe in modo da permettere a chiunque di toccar terra facilmente. Il manubrio è effettivamente più alto e vicino al corpo rispetto a una naked al 100% e la sua piega è poco accentuata e le estremità sono abbastanza dritte. Le pedane sono leggermente più basse rispetto a una naked, ma sono comunque arretrate per spingere bene nella guida sportiva. I comandi elettrici hanno design minimalista ma la loro costruzione appare un po’ economica e poco rifinita, mentre la pompa freno è ben fatta e ha leva regolabile sulle classiche cinque posizioni. Compattissima la strumentazione racchiusa in un cruscottino montato decentrato sulla destra, fin troppo a nostro avviso visto che è pericolosamente vicino al serbatoio dell’olio freni.
Inserita la prima iniziamo a fare conoscenza con la MT-09 sulle panoramiche strade della Croazia. Il primo feedback che si riceve dalla moto è quello acustico: il suono del tre cilindri in linea è piacevole stando in sella, ma meno coinvolgente rispetto ad altre moto spinte da motori analoghi. Partiamo e subito troviamo una frizione molto morbida e ben modulabile, insieme a una disponibilità di coppia abbastanza sostenuta già dai regimi più bassi. Il tre cilindri di Iwata inizia a spingere quasi subito e, fino a 5.000 giri/min può essere utilizzato con un filo di gas senza accusare nessuna mancanza di coppia. Nel salire di giri si avverte solo una lieve incertezza proprio a 5.000 giri/min che suggerisce di tenere il motore sempre oltre questa soglia se si vuole trarne il massimo divertimento. Dai cinquemila in su è tutta birra con un’erogazione coinvolgente e aggressiva che non fa affatto desiderare di avere più cavalli a disposizione. L’allungo del motore Yamaha è ottimo, ma l’erogazione vantaggiosa fa sì che non sia necessario tirare sempre al limitatore per andar forte. Su strade extraurbane è sufficiente cambiare attorno ai 10.000 giri/min o lasciare una marcia intermedia e giocare col gas sfruttando l’ampio range di giri disponibili, certi che il Triple Yamaha non deluderà mai. Anche sbagliando volutamente rapporto, entrando in curva con una marcia di troppo, il CP3 (come lo hanno definito in Yamaha) tira fuori i newtonmetri che ha disponibili e tira fuori dalle curve moto e pilota senza nessun problema. L’unico neo è costituito dall’effetto on-off un po’ fastidioso al di sotto dei 5.000 giri/min.

CICLISTICA OK

La ciclistica della MT-09 è altrettanto convincente. Su alcuni tratti di strada davvero martoriati dell’entroterra croato le sospensioni a lunga escursione incassano bene buche e asperità senza andare a tamponare e, quando l’asfalto si fa più liscio e il ritmo cresce, garantiscono alla ciclistica la necessaria stabilità di marcia. Il setting standard è abbastanza soffice, specie al posteriore e il bilanciamento della ciclistica è ottimo per un uso moderato, ma se si vuole cercare un pizzico di sportività in più è meglio aumentare il precarico dell’ammortizzatore e frenarne il ritorno. Così facendo la ciclistica si bilancia per un’andatura più spigliata senza perdere, a nostro avviso, quasi nulla in termini di comfort. Guidando senza troppe remore si apprezza tantissimo l’agilità della MT-09 e anche la sincerità della ciclistica, specie in uscita di curva dove la trazione non viene mai meno. Se si vuole fare i numeri, poi, la MT-09 è pronta per soddisfare anche i pruriti dei piloti più spregiudicati, con impennate e derapate gestibili in tutta facilità. La scelta delle mappature è semplicissima: mappa B per la maggior parte delle situazioni di tutti i giorni, per la guida in coppia e per la città, visto che con questo setting l’erogazione diventa più docile. Mappa Standard quando si vuole andare più spediti ma conservando un po’ di dolcezza nell’erogazione dei cavalli, e mappa A quando si cerca la prestazione pura. A riguardo dobbiamo riscontrare, però, che nelle mappature STD e A, l’effetto on-off del gas è molto sensibile e un po’ fastidioso a bassi regimi.

CHI LA COMPRA?
A conti fatti la MT-09 è una moto destinata ad un utente che è già un motociclista e sta cercando una moto che lo soddisfi nella guida come una sportiva, ma che sia anche versatile come una nuda e che, in caso di bisogno possa trasformarsi in una compagna di viaggio equipaggiandola con tutti gli accessori che Yamaha ha pensato per lei. Insomma: Yamaha ha lanciato la sfida alle altre naked del Sol Levante, ma anche alle più stilose Europee, in particolare quelle spinte dai tre cilindri in linea italiani e britannici. Come andrà a finire?

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