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MotoGP, Gran Premio del Qatar: il Bello, il Brutto e il Cattivo

Bagnaia sara in cattedra e dà una lezione a tutti. Marquez ritrova il sorriso, Acosta lo fa venire. Per il sol levante del Giappone non è ancora il momento di sorgere

MotoGP: Gran Premio del Qatar: il Bello, il Brutto e il Cattivo

Mai vendere la pelle (della tuta, ovviamente) di Bagnaia prima di averlo preso. È già difficile raggiungerlo - figurarsi fermalo - quando decide di fare sul serio. Dimenticato il passo falso della Sprint, Binder ha presto capito che tutto sommato l’argento è un buon colore e Martin che a volte bisogna accontentarsi.  Pecco ha visto solo l’asfalto davanti ai suoi occhi, mentre dietro qualcuno cercavo la luce di cui aveva bisogno. Ci sono riusciti Marquez e Acosta, debuttanti entrambi, anche se in modo diverso. Tanti altri, invece, hanno perso la bussola nel deserto, sperando di trovare una direzione in tempo per Portimao.

IL BELLO – Un inverno passato a parlare di Marquez e Acosta, poi arriva Bagnaia e si mette in cattedra. Per una lectio magistralis, in cui sintetizza i concetti più importanti di un campione: aggressività e intelligenza. Gli altri tornano a casa coscienti di avere molti compiti da fare, noi con la sana consapevolezza che forse non abbiamo ancora visto il (suo) meglio.

IL BRUTTO – Bravo Bagnaia, ma gli altri italiani? Graziamo Marini per i problemi alla sua Honda e sospendiamo il giudizio su Morbidelli. Bastianini non ha entusiasmato, Di Giannantonio neppure, ma dietro la lavagna ci finisce Bezzecchi. Posizione e distacco sono da dimenticare in fretta, facendosi amica una GP23 che appare riottosa nei confronti di Marco (ma solo nei suoi).

IL CATTIVO – La novità segreta di quest’anno è la Coppa Giappone. Per parteciparvi i requisiti sono semplici: guidare una Honda o una Yamaha e non preoccuparsi dal distacco dal vincitore. È l’unico modo per mantenere la calma in attesa che le concessioni facciano il loro corso. Per ora è notte nera, e l’orario in cui si è corso in Qatar non c’entra niente.

LA DELUSIONE – Facile farsi prendere dall’entusiasmo dopo la Sprint, ma la favola è durata il tempo di una notte e non ha nemmeno avuto un lieto fine. Nera l’Aprilia lo è già e si è confusa tra il nero dell’asfalto e del cielo. Sparita, anonima come i risultati nella gara di domenica.

LA CONFERMA – Non tanto importante per noi, questa per lui. Quella di sapere ancora di esserci, di potere sgomitare, lottare, sorridere la domenica sera. La cura Ducati è miracolosa e sta funzionando anche per Marc Marquez. C’è chi va a Lourdes, i piloti preferiscono Borgo Panigale.

L’ERRORE – Essere il primo (e unico) pilota ad andare a terra in gara non può essere una medaglia da appuntarsi al petto, ma Jack Miller non ha raccolto grandi soddisfazioni del fine settimana. Già gli è andata male, poi ci sono messi anche Binder e Acosta a guastargli di più l’umore.

LA SORPRESA – Pedro Acosta guida come parla: senza freni, divertendosi e facendo divertire. Nella Sprint ha messo “le palle sul serbatoio”, in gara il duello come Marquez è stato “come perdere la verginità”: tutte dichiarazioni sue. Metafore anatomiche a parte, lo squaletto nuota spedito fra le onde della MotoGP e la sua pinna presto farà paura.

IL SORPASSO – Due, quelli che sono valsi la vittoria a Bagnaia. Su Binder e Martin in rapida successione, nelle prime curve. Due schiaffi a cui i rivali non sono riusciti a rispondere. Il resto è storia nota.

LA CURIOSITA’ – Bagnaia è arrivato a quota 19 vittorie in MotoGp, lo stesso numero ottenuto da Barry Sheene nella classe regina. “Che bel complimento!” ha commentato. Pecco: è un fatto. “Ok, ma è bello lo stesso”.

IO L’AVEVO DETTO – Sabato sera eravamo tutti convinti: “la favorita per la vittoria nella gara lunga è l’Aprilia con Aleix Espargarò”. Ci avrebbe fatto bene una bella dormita.

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