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MotoGP, Marini: “Con Honda la strada è lunga, ma non mi allarmo come sulla Ducati”

“Gli ingegneri giapponesi ricercano la perfezione, quelli italiani sono più “dai, dai”. Purtroppo soffriamo il grip al posteriore mentre Ducati lavora diversamente. Sulla Honda non hai tante cose come sulla Ducati, che ti preoccupi quando vedi una spia accendersi”

MotoGP: Marini: “Con Honda la strada è lunga, ma non mi allarmo come sulla Ducati”

Luca Marini sta portando avanti il proprio lavoro di sviluppo in sella alla Honda. Nella seconda uscita dei test ufficiali a Sepang, l’alfiere HRC ha svolto una simulazione gara con l’obiettivo di capire soprattutto la gestione della gomma.

Da una parte ci sono aspetti incoraggianti, dall’altra la consapevolezza che la strada da seguire è ancora lunga per arrivare alla vittoria.  

“Pensavo di soffrire meno nella simulazione, infatti all’inizio avevo un buon ritmo – ha esordito – quando la gomma cala diventa però difficile spingere perché devi adottare uno stile diverso, ma sappiamo che c’è tanto lavoro da svolgere e serve tempo. Il discorso è che sei portato a rischiare di più e arrivi ad accusare più di mezzo secondo dai piloti veloci”.

Marini indica quindi un punto nevralgico.
“Le gomme rappresentano l’aspetto principale perché dobbiamo lavorare tanto sul posteriore. Ducati invece è molto forte per quanto riguarda il consumo dello pneumatico”.

In tutto a Sepang Michelin ha portato alcune novità all’anteriore.
“Penso abbiano fatto un bel lavoro, infatti ho fatto diversi apprezzamenti a Michelin a riguardo. Credo che stiano seguendo la giusta direzione e quanto provato oggi mi ha soddisfatto. Con le ali e tutte le nuove componenti le moto sforzano molto sull’anteriore e quindi abbiamo bisogno del giusto supporto”.

A Marini viene quindi chiesto un rapido confronto tra Ducati e Honda.
“La più grande differenza tra le due moto è il modo in cui lavorano sul posteriore, dato che sono esattamente all’opposto. Ducati ha un suo modo, Honda invece un altro. Ovviamente stiamo lavorando anche in termini di aerodinamica, ma sotto questo aspetto non c’è una grandissima differenza quando ti concentri sul posteriore, dato che si tratta solo di dettagli. Forse hai maggiore stabilità con le ali sul codino, ma si tratta di cose minime”.

Di sicuro questa tre giorni di test in terra malese non fa certo annoiare il portacolori HRC.
“Siamo consapevoli di dover lavorare sull’assetto, anche se qua a Sepang abbiamo tante cose da provare e non è facile. In Qatar invece sarà diverso, mentre qua in Malesia bisogna fare il lavoro sporco con tutte le dovute valutazioni del caso”.

In questa settimana Marini ha avuto modo di confrontarsi a lungo con tecnici e ingegneri della Casa.
“Mi piacciono gli ingegneri giapponesi, ovvio che il metodo è abbastanza diverso rispetto a quello adottato dagli italiani. Loro sono molto precisi e ricercano la perfezione in ogni uscita che fai con la moto e nella valutazione di ogni componente. Con quelli italiani, invece, siamo più “dai, dai” come metodo (sorride). Ieri ho visto che Marc ha accusato alcuni problemi dal punto di vista dell’elettronica. La Ducati ha molte cose, forse troppe e bisogna gestire il tutto. La Honda invece, appena la metti in moto,  è subito perfetta, perché il motore è performante, così come l’elettronica. Non ti devi preoccupare di un allarme o se si accende una spia. Ciononostante serve tempo”.

La strada per colmare il gap dalla concorrenza pare lunga, ma Marini mostra fiducia e ottimismo.  
“Quello che abbiamo non è male, infatti siamo riusciti a fare un bel passo avanti. Ovviamente ci sono alcune cose da cambiare e una direzione da prendere per fare lavorare meglio le gomme. Alla fine questo è quello che stanno facendo le altre squadre, ovvero performare al meglio con gli pneumatici”.

Giovedì sarà l’ultima uscita in terra malese.
“Domani mattina farò un time attack per capire il potenziale della moto in ottica qualifica. Sulla distanza gara però c’è ancora molto da fare, ma siamo riusciti a raccogliere tanti dati su cui gli ingegneri lavoreranno per il futuro. Sono convinto che presto avremo anche nuovi componenti”.

L’obiettivo è la vittoria.
“Mi piacerebbe lottare per vincere entro un anno, ma questo non sarà semplice, perché le altre Case hanno impiegato anni prima di arrivare al successo. Come ho detto qua ho tante cose da provare e questo significa compiere diversi giri valutando tutto il materiale. Ho grande consapevolezza di ciò che sta facendo HRC e la direzione imboccata è chiara. L’unica cosa è che ci vorrà del tempo per arrivare a raggiungere la perfezione con la moto”.

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