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Gioele Meoni e la lettera al padre Fabrizio: “Ce l’abbiamo fatta, insieme!”

Il figlio del due volte vincitore della Parigi Dakar ha affidato ai social un toccante messaggio rivolto al padre, dopo aver coronato il sogno di correre la celebre maratona nel deserto

Dakar: Gioele Meoni e la lettera al padre Fabrizio: “Ce l’abbiamo fatta, insieme!”

Arrivare a Yanbu dopo due intense ed estenuanti settimane di gara è un mix di emozioni difficile da descrivere. Ancor di più se ti chiami Gioele Meoni. Il figlio dell’indimenticato Fabrizio non ha soltanto portato a temine la sua prima Dakar come migliore dei piloti italiani, concludendo la maratona al 47° posto assoluto. Ma lo ha fatto portando suo padre in sella e nel cuore in ogni km della competizione, con l’intento di coronare una promessa che si erano fatti tanto tempo fa. Prima che il destino decidesse di separarli, in quel tragico 11 gennaio del 2005.

“Avevo un sogno con mio padre: fare la Dakar insieme al mio 18° compleanno. Il sogno è leggermente cambiato, ma era ancora lì” ha raccontato Gioele prima di imbarcarsi nell’impresa, che ha affrontato portando avanti un progetto di beneficenza denominato Dakar 4 Dakar. Il cui fine ultimo è quello di vendere in un’asta benefica la KTM 450 Rally usata in gara, per donare il ricavato alla Fondazione Fabrizio Meoni e costruire una scuola in Senegal, nella periferia di Dakar.

Un traguardo ambizioso, che il pilota toscano ha raggiunto con grinta e dedizione. Affidando ai social un toccante messaggio per il padre Fabrizio, dopo averlo ricordato, commosso, sul palco della Dakar.

La lettera di Gioele Meoni al padre Fabrizio

“Hai visto? Ce l’abbiamo fatta, insieme!

Lo so che tu non avevi dubbi, ne hai finite tante, ma io un po’ ero spaventato da queste tappe infinite della Dakar. Quando ne facesti una senza meccanico e assistenza tornasti a casa e alla mamma dicesti che non l’avresti rifatta più così. Invece eccoci qua, sarà anche grazie alla moto, ma usando la testa come ci siamo accordati, non abbiamo messo in crisi né la moto né il fisico. Arrivati provati ma felici. 

Ho imparato a navigare un po’? Ancora dovrei capire come farlo in quel modo lì, a modo tuo, sarà quasi impossibile, ma per adesso sono contento lo stesso. Forse è meglio che non ci provo nemmeno a imparare a farlo in quel modo. Comunque ho vinto la nostra scommessa di arrivare in fondo senza perdere nemmeno un waypoint. I momenti più belli? Tutti, ma se devo scegliere quando eravamo a dormire in mezzo alle dune nella tappa lunga, penso sia piaciuta tanto anche a te.

… Sì, sono d’accordo, il momento in cui abbiamo tribolato di più è stato il primo giorno nei 150 km di rocce del vulcano, lo sai che a me, come a te i sassi mi piacciono poco, meglio la sabbia tipo quella di quando andavamo a girare a Riola. Infatti lo so che alla Parigi Dakar non partivate così a freddo, in Europa vi scaldavate appena, qua invece subito dura. Però qua non abbiamo trovato i posti belli e maledetti della Mauritania. Sarebbe bella da rifare in moto. Quando torniamo ci pensiamo un po’ con le donne di casa, intanto ci meritiamo una bella pizza come piace a te!

Grazie babbo per avermi portato alla Dakar”.

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